
GIOVANILE VOCAZIONALE


Che cosa significa per noi Suore Elisabettine Bigie accompagnare i giovani ad accogliere la chiamata alla gioia del Vangelo, soprattutto in un tempo segnato dall’incertezza, dalla provvisorietà, dal dubbio? Come prendere sul serio la sfida della cura pastorale e del discernimento vocazionale, tenendo in considerazione quali sono i soggetti, i luoghi e gli strumenti a disposizione? In questo senso, riconosciamo un legame tra pastorale giovanile e pastorale vocazionale, pur nella consapevolezza delle differenze. Entrambe, viste singolarmente, rischiano di non dire in totalità ciò che davvero ci sta a cuore nel rapporto tra giovani e Vangelo.
È fondamenta le che i giovani prendano attivamente in mano la propria vita a partire dai loro interessi e dalle loro inclinazioni; ma anche muoversi in una dimensione propriamente “vocazionale”, che ci dice che vita umana è un dono ricevuto e una chiamata verso una risposta d’amore.
Mettere ordine e giusta relazionalità tra “vocazione” e “progetto” è davvero uno dei compiti più difficili, ma entusiasmanti che la vita pastorale ci consegna, perché è chiaro che la scelta vocazionale da parte di Dio – “io ho scelto voi” – non è disinnescante, ma esattamente chiede una progettualità attiva e responsabile nella logica della fecondità e della fruttuosità. È da qui che partono tutte le nostre iniziative è da qui che il nostro impegno a “stare” con i giovani prende vita.
DELL’EDUCAZIONE


La proposta di una pastorale della scuola non è l’invenzione di un nuovo settore pastorale da aggiungere agli altri. L’operazione è in un certo senso più semplice, anche se più impegnativa: si tratta di prendere atto di ciò che la scuola oggi rappresenta per la nostra società, la scuola, che è un luogo privilegiato di osservazione dei fenomeni in atto e in gestazione: quasi il fuoco di una lente in cui si concentrano le contraddizioni che in altri ambiti sono latenti. Chiesa e scuola sono in dialogo da sempre. L’attenzione della Chiesa alla scuola non è di oggi: c’è già una storia, con un patrimonio di esperienze che testimoniano un antico e positivo legame tra scuola e Chiesa. Poiché la Chiesa stessa è divenuta lungo i secoli, e in ogni parte della terra, fondatrice e promotrice di scuole. Il servizio pastorale dell’educazione è un’opportunità che, in quanto scuola cattolica, cerchiamo di offrire ai nostri alunni, alle loro famiglie e a quanti lavorano con noi, per crescere sotto il profilo spirituale e completare così la propria formazione umana. Questo compito è svolto attraverso la cura della vita liturgica e le proposte spirituali che integrano la proposta formativa.
FAMILIARE


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Sanitaria


La pastorale della salute può essere definita come l’azione e la presenza della chiesa accanto ai malati, attraverso l’attualizzazione dell’evangelizzazione nel mondo sanitario. Tre sono i passaggi fondamentali della pastorale della salute: la calda umanità, la luce della fede e i sacramenti.
Le nostre suore si formano con amore e passione, sia professionalmente, sia umanamente e spiritualmente per portare avanti e incarnare il ministero stesso di Cristo, come ci suggerisce la Chiesa. Nella missione salvifica di Gesù la cura dei malati occupa un posto privilegiato. Nelle sue guarigioni il Messia non opera soltanto la guarigione del corpo, ma sempre raggiunge ed opera la guarigione dello spirito. Per Gesù la salute del corpo è mezzo per raggiungere la salute dello spirito. Le sue guarigioni raggiungono tutto l’uomo, tutta la persona nelle sue varie dimensioni, in lui la salute si trasforma in salvezza. La missione di Gesù continua nella chiesa per il mandato stesso di Gesù: ”Curate i malati e dite loro è giunto a voi il regno di Dio ( Lc 10,9)”. Tante sono le Strutture e le opere in cui si incarna questa parola del vangelo, anche sotto la spinta carismatica del nostro fondatore San Ludovico, che nei poveri ammalati, nei sacerdoti anziani, nei ciechi e sordomuti, “sfogò” il grande fuoco d’amore che aveva per il Signore Gesù.
PARROCCHIALE


Seguendo le linee date dal Concilio Vaticano II che chiede ai religiosi, secondo la propria vocazione, di lavorare per il bene della Chiesa particolare, anche noi ci mettiamo “al servizio” del popolo di Dio nelle varie parrocchie dove siamo presenti, perché come Gesù con i discepoli di Emmaus, possiamo camminare al loro fianco, facendo un tratto di strada, condividendo la Mensa dell’Eucarestia, la Parola di Dio e catechizzando. Giovanni Paolo II, aggiunge che la nostra vocazione per la Chiesa universale si realizza entro le strutture della Chiesa locale, è per questo che il rapporto tra la Chiesa particolare e la vita consacrata, in modo particolare gli Istituti religiosi, diventa sempre più importante sia per la diocesi che per gli Istituti.